SULL'AVVENIRE DELLE NOSTRE BANCHE
PUBBLICATO IL 03 FEBBRAIO 2014 IN SOS SOLDI 1182

Diventa sempre più incalzante nella società contemporanea la domanda sulla utilità delle nostre Banche, alla luce dei disastri sia per le mire espansionistiche mostrate nel tempo dalle stesse, principalmente fondate sull'ego di chi le amministra, sia per la sudditanza imposta allo Stato (tutti ricorderanno il famoso "Decreto Salvabanche"!) e alla clientela, in modo particolare alle aziende. La storia del credito e degli Istituti ad esso facenti capo nasce in Italia attorno alla fine del 1400, con lo scopo di raccogliere, conservare e proteggere, il risparmio, per destinare poi le risorse ai bisognosi del credito, allorché l'economia, nell'interscambio di beni e servizi, non era più sostenibile attraverso il baratto. Mano a mano lo specchio del credito ha subito, nel tempo, una deformazione sia dell'immagine sia della macchina nella sua struttura, assurgendo l'attività a vero e proprio "Sistema", fatto di giochi e intrighi utilitaristici, con contorni ben delineati. Di recente, soprattutto dopo gli stravolgimenti internazionali del 2008, con le crescenti e dimostrate collusioni Banche-Stato, col lobbismo imperante nelle stanze parlamentari da parte del sistema del credito, i quesiti sono diventati molteplici. Sono sorte domande del tipo: c'è un avvenire o un futuro per le banche, e quale? Oppure: c'è ancora utilità a foraggiare il sistema creditizio, diventato nel frattempo una "catena di Sant'Antonio"? E le catene di sant'antonio, si sa, sono implosive, poiché com'è ben noto foraggiano chi tiene in mano il sistema, in questo caso ben rappresentato dalla Banca d'Italia, dal CICR, dagli Istituti di credito (circa 700) e dalle loro Fondazioni, dall'Abi e da altre authorithy, come la Consob, ecc. Peccato che in questo sistema sia però presente anche il Cliente! Senza di esso la macchina o il tritacarne sarebbe perfetto. Ora, di questo barcollante "edificio del Credito" urge delineare i tratti della cultura contemporanea, nel quadro che si compone di una vera e propria spirale ideale di superamento, nell’inutile gioco del politicamente corretto falso. Ed è chiaro come, all’innocenza del divenire, si opponga la Tradizione rappresentata dal valore essenziale della cultura di sei Secoli e dal rinnovarsi della ri-creazione dei valori.

Così, il triste disgregarsi della cultura bancaria è, da un lato, la conseguenza della educazione di massa, dall’altro, si presenta come il ricatto che le banche attuano verso lo Stato, l’Economia e le aziende.

Solo attraverso il grande no, attraverso cioè il rifiuto, il disgusto radicale verso questa forma di sovranità, sarà possibile una rivoluzione.

Tale rivoluzione è già in atto poiché quando il gioco è impari o sbilanciato, come in questa fase storica, il tracollo dei sistemi è inevitabile. Le Banche nel frattempo si interrogano poco, convinte del potere che detengono. Ma il superamento è in atto, poiché ogni giorno la massa critica delle persone consapevoli cresce. E tutto quel brulichio delle menti sono numeri, che da soli possono cambiare il DNA del Mondo. Il futuro avrà generazioni sorprendenti che daranno prova di saper valere, e volere. Ad maiora!

Ad.Ma.